Quante sorprese, delusioni, disinganni nella relazione coniugale, con il passare del tempo ti accorgi che l'altro non è più lo stesso del periodo del fidanzamento. Sembra che un bel giorno ti alzi e l'altro è diventato un mistero, un rebus e a volte addirittura un nemico. Quanti sogni infranti, quanti progetti delusi, accompagnano ora la nostra relazione di coppia. Come sarebbe stato bello vivere il "sogno" ed essere felici e contenti per sempre.
L'innamoramento è poesia e magia, rimanere innamorati per sempre purtroppo non si può, se non si coltiva il giardino dell'amore. Per vivere una relazione di coppia autentica occorre lucidità, per questo durante il corso della vita matrimoniale occorre uscire da quel processo di idealizzazione e sopravvalutazione mentale e inconscia che ci fatto sognare di essere una coppia perfetta. Accade spesso chi si sposa ama l'altro/a non per quello che è, ma per le idee che ci siamo fatti dell'altro o per quella che vorremmo che fosse. Durante il fidanzamento abbiamo considerato i nostri desideri come una realtà che ci portava a non vedere l'altro come era realmente; la sopravvalutazione di lui/lei era arrivata al punto di considerarlo in possesso di tutte le qualità più belle: "come lui non c'è nessuno". Col tempo queste qualità sono in parte scomparse, ma in effetti erano solo frutto della nostra immaginazione, questo ci ha esposto a delle grosse delusioni e amaramente abbiamo detto: "forse non è l'uomo o la donna della mia vita". Ora, se nella coppia c'è voglia di andare avanti e di recuperare ciò che sembra perduto, occorre accettare l'altro non soltanto come diverso da noi ma anche da quello che si aspettava che fosse malgrado i suoi limiti. Una coppia che vuole vivere la propria relazione coniugale non si arrende di fronte a queste difficoltà, ma entrambi cercano di risolvere incomprensioni e contrasti alla luce dell'amore. Le illusioni e le false idee possono mettere in crisi se non spegnere definitivamente la relazione coniugale. Perciò, quando l'entusiasmo iniziale cessa, abbiamo il compito di scoprire l'amore vero fatto di tolleranza, collaborazione, generosità, debolezza, speranza e persino accettazione della malattia.
Se noi facessimo un viaggio nel tempo ritornando al periodo dei primi baci, delle prime carezze, ci rendiamo conto che abbiamo costruito il nostro rapporto sulla sabbia. Eppure all'inizio del nostro viaggio la nostra storia era fatta di creatività, prestigio, attrazione, erotismo, ricchezza, solidarietà e a un certo punto ci siamo trovati ad un bivio, forse senza volerlo abbiamo imboccato la strada sbagliata. Ci siamo ritrovati attanagliati soffocati da una società che da importanza al successo personale più che alla stabilità della famiglia; abbiamo incominciato a privilegiare la strada del successo, della carriera, ci siamo impegnati fino al trascorrere giornate intere fuori dalla famiglia, lontano dai figli, lontano dal nostro coniuge. Abbiamo pensato che la sicurezza economica e la realizzazione professionale potessero far star bene la nostra famiglia, ed è vero una posizione economica soddisfacente non guasta, ma qual è il prezzo che bisogna pagare? Credo che la saggezza, la comprensione, l'amore per l'altro dovrebbe aiutarci a riflettere e ad essere presenti nella famiglia, mettendo in rilievo l'interessi più importanti. In questa società i beni materiali hanno pervaso ogni dimensione esistenziale, creando continui bisogni per illusorie soddisfazioni. Bisogna imparare a riconoscere la differenza tra bisogni e desideri; i primi nascono dalla paura di non poterli avere, sono i bisogni di oggetti, di simboli, di dipendenze di vario tipo. I secondi invece prevedono piaceri diversi, l'immaginazione, la libertà della paura del giudizio, per tutto quello che dirà la gente, soprattutto nell'erba del vicino è sempre più verde. I bisogni e i desideri si basano sulla paura e quindi cerchiamo di realizzarli ad ogni costo per essere forti ma alla fine ci ritroviamo ad essere deboli, caduchi, miserabili. Certo la nostra giornata è fatta di tante ore di lavoro per guadagnarsi da vivere, una giornata fatta di soliti incontri, servono sempre lo stesso menù. La stessa cosa vale per la donna che vive in casa:" La sindrome della casalinga" cioè, la solita musica le solite cose, giornate rese incolore dalla monotonia. La relazione coniugale è fatta anche di queste cose, se volete banali, ripetitive, noiose, ma in queste dimensioni rituali si plasma la vita di coppia, la relazione si costruisce anche attraverso questo. Bisogna saper leggere la relazione coniugale in una chiave positiva, anche quando sembra che le giornate, i momenti, i giorni e gli anni sono incolore, allora il momento di ritornare alla biforcazione a quella strada è prendere il sentiero giusto. Noi gli sposi non dobbiamo rendere insipida la nostra relazione, dobbiamo dare un senso ad ogni momento del nostro stare insieme, niente deve diventare un'abitudine. Purtroppo si torna a casa e si rimane imprigionati nella consuetudine: la tv in cucina e sostituisce la comunicazione in famiglia, si mangia ascoltando il telegiornale, a volte nemmeno si ascolta perché la nostra mente è altrove, i discorsi cadono sempre su: "hai pagato le bollette?"; "le tasse dei figli"; "i problemi condominiali" ecc. tutto questo ricade sulla comunicazione, ma anche la sessualità soffre, perché il corteggiamento, le effusioni amorose sono solo un ricordo del passato. In questa situazione nulla può succedere di nuovo, la vita passa e giorni sono senza senso. L'appiattimento rende difficile comunicare le proprie emozioni, le proprie paure, le proprie speranze, così si arriva al punto di non dialogare più. La mancanza di dialogo sappiamo a cosa porta: alla morte del relazione: "non c'è più nulla da fare". Con queste affermazioni non facciamo altro che spegnere la relazione senza darci la minima possibilità di poterci confrontare, di poterci verificare, di poterci conoscere sempre più. Alla mancanza di dialogo poi subentra il litigio: "se un'egoista, pensi solo a te"; si litiga al minimo pretesto. Se veramente vogliamo capire chi siamo e capire l'altro chi è, dobbiamo spogliarci da pregiudizi e preconcetti che non ci danno la possibilità di poterci aprile e guardarci dentro, leggerci l'anima, mettersi nei panni dell'altro senza sentirsi stretti, occorre imparare ad andare dall'altra parte per conoscere cosa c'è nell'altro. Ci racconta Moreno:
"un incontro due: occhi negli occhi, volto nel volto.
E quando sarai vicino io strapperò i tuoi occhi
e li metterò a posto dei miei,
e tu strapperai i miei occhi
e egli metterai a posto dei tuoi,
allora io ti guarderò con i tuoi occhi
e tu mi guarderai con i miei"