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INNAMORARSI DI NAZARETH

Questo incontro è un invito a conoscere più intimamente il Signore, che per noi si è fatto uomo, per amarlo di più e per seguirlo meglio nel proprio stato di vita.
Ci soffermeremo a contemplare la vita nascosta di Gesù a Nazareth, impresa un po' difficile perché i Vangeli ne parlano poco ma, leggendoli in filigrana, possiamo cogliere indicazioni sui 30 anni vissuti in questo luogo. Quindi, non fantasie o immaginazione, ma deduzioni logiche per recuperare la certezza della vera umanità di Gesù: uomo come noi nella gioia e nel dolore, nella famiglia, nella crescita, nelle amicizie, nel lavoro, nella fatica, la paura, le delusioni, le tentazioni.
È necessario riscoprire Nazareth per recuperare l'eroicità della vita ordinaria, per riconoscere la presenza di Dio nelle cose e nei gesti semplici di ogni giorno.

1. NAZARETH OGGI
Cerchiamo di conoscere meglio questa cittadina, perché la documentazione storica ed archeologica ci attesta che il messaggio cristiano non è una collezione astratta di tesi teologiche su Dio ma è l'incontro di Dio col nostro mondo, con la realtà delle nostre case e della nostra vita (Ravasi).
Nazareth (letteralmente Fiore della Galilea, arabo: الناصرة, al-Nāira; נצרת in ebraico) è una città di 60.000 abitanti del distretto Nord di Israele, nella regione storica della Galilea. La maggioranza della popolazione è cittadina araba di Israele che si divide in 31,3% cristiani e 68,7% musulmani.
GALILEA
La Galilea è una regione storica della Palestina, oggi divisa amministrativamente tra Israele e la Cisgiordania. È delimitata a est dal fiume Giordano, che in questo tratto forma il Lago di Genezaret, detto anche lago di Tiberiade o mare di Galilea. Il nome Galilea (in latino
Galilaea, in greco
Galilaia) deriva dall'ebraico
הגליל (galil), che significa "circolo".
Al tempo della conquista della terra da parte del popolo di Israele che era uscito dall'Egitto, si insediarono in questa regione le tribù di Dan, Zabulon, Issacar, Neftali, scacciando i popoli cananei (Giudici 1,30-33). La Galilea dei tempi biblici confinava con la Fenicia (a ovest), con la Samaria (a sud), con la Gaulantide (a nord), con la Decapoli (a est).
Al tempo di Gesù vi abitavano ancora queste antiche tribù di Israele, ma agli occhi dell'ortodossia giudaica di Gerusalemme si erano contaminate con i popoli vicini, di religione pagana. Questo è uno dei motivi per cui non volevano accettare Gesù come messia a Gerusalemme, anche se, secondo i vangeli, il padre putativo di Gesù, Giuseppe e Maria erano di discendenza dalla tribù di Giuda. L'appartenenza ebrea è descritta anche nei vangeli dove si descrivono alcune celebrazioni che Giuseppe e Maria compirono in stretto spirito ebraico.
Nell'antichità gli Ebrei della Giudea, centro della religione e cultura ebraica, nutrivano disprezzo per gli abitanti della Galilea. Secondo la voce "Galilea" sulla Jewish Encyclopedia, è specialmente per la loro cattiva pronuncia che i Galilei sono ricordati; confondevano le lettere 'ayin e aleph, e generalmente le gutturali, al punto che non veniva fatta alcuna distinzione di pronuncia tra parole come 'amar (= "amor", noi), amar (vino), 'amar (indumento), emar (agnello). Per questo ai Galilei non era permesso leggere le preghiere pubbliche.
Nel VI secolo, leggende su Maria iniziarono a suscitare interesse sul luogo tra i pellegrini, tra i quali Elena, che fondò la Basilica dell'Annunciazione e associò un pozzo a Maria. Nel 570, l'Anonimo di Piacenza racconta di aver viaggiato da Zippori a Nazareth e fa cenno alla bellezza delle donne ebree del luogo, che dicono che Maria era loro parente, e annota: "La casa della santa Maria è una basilica".
BASILICA DELL'ANNUNCIAZIONE
Già nel primo secolo, i discendenti della famiglia di Maria trasformarono la Grotta dell'Incarnazione in un luogo di culto. Essa divenne dapprima una sinagoga giudeo-cristiana sulle cui pareti è stata trovata un'iscrizione in caratteri greci: XE MAPIA, il saluto dell'angelo Chàire Maria, forse una delle prime "Ave Maria" ritrovate. La Grotta dell'Incarnazione, che si trova nella cripta della Basilica costruita su di essa, è indicata dalla tradizione come il luogo della casa di Maria, in cui ella ricevette la visita dell'arcangelo Gabriele. Gli scavi, condotti dall'archeologo francescano Bellarmino Bagatti della Custodia di Terra Santa tra il 1955 ed il 1969, durante la costruzione della basilica moderna (edificata verso il 1960), hanno messo alla luce i resti di due chiese precedenti, una bizantina del V secolo e una crociata, che testimoniano l'antichità di questa tradizione.
La casa era per metà scavata nella roccia, e per metà costruita in muratura davanti all'imboccatura della grotta; documenti dell'epoca confermano che la costruzione in muratura esisteva sul posto fino al 1291, quando fu rimossa e trasportata dalla famiglia Angeli, ricchi mercanti, a Loreto, nelle Marche, dove è venerata col nome di Santa Casa.
Soprattutto a partire dal 1800 la cittadina di Nazareth ha esercitato un forte influsso sul pensiero religioso cristiano, in particolare quello cattolico. La fine del potere temporale della Chiesa, ma soprattutto l'accentuarsi del ruolo dei laici nella Chiesa ha posto l'attenzione dei cattolici sul periodo di vita che Cristo ha condotto proprio a Nazareth, prima di iniziare, all'età di trent'anni, la sua predicazione.
Sono così nate varie congregazioni religiose ispirate alla "Famiglia di Nazareth" (vedi Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth) e molti mistici e santi cattolici hanno trovato nella vita nascosta di Cristo un motivo di ispirazione (vedi Charles de Foucauld).
FONTANA DELLA VERGINE
È la sola sorgente di Nazareth, cui attingeva tutta la popolazione e che ora sgorga sotto l'attuale chiesa greco-ortodossa di San Gabriele (sec. XIX). Secondo i vangeli apocrifi (protovangelo di Giacomo), Maria ricevette una prima Annunciazione mentre si trovava alla fonte (che gli arabi chiamano Ain Sitti Maryam); spaventata, si ritirò in casa, dove la raggiunse l'Arcangelo Gabriele. Per accedere alla fonte i crociati costruirono una scala. Nella chiesa di S. Gabriele, nella cripta a destra dell'altare è il pozzo con il coperchio sul quale è inciso il saluto dell'angelo.

2. RIFERIMENTI BIBLICI
Per una felice coincidenza, il brano del Vangelo che viene proclamato nella liturgia di oggi ci presenta l'inizio della vita pubblica di Gesù che avviene proprio con il distacco da Nazareth.
Vangelo secondo Matteo (4, 12-16) «Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: "Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce"».
NAZARETH O BETLEMME?
I personaggi biblici, come quelli storici in genere, sono ricordati per il luogo di nascita: Iesse il betlemita (1Sam 16), Noemi la betlemita (libro di Rut).
Di Gesù non si dice il Betlemita ma il Nazareno o, tutt'al più, il galileo.
BETLEMME, oggi territorio palestinese, si trova 10 km a sud di Gerusalemme. È una cittadina di spessore biblico notevole, citata 52 volta tra AT e NT, da Gn 35,19-20 (morte e sepoltura di Rachele) a Gv 7,42
(Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?").
Riferimenti principali sono: 1Sam 16 (consacrazione di Davide) e Mic 5,1 richiamato da Mt 2,6: (E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti.)
NAZARETH
Ma la profezia che consacra NAZARETH come luogo di origine di Gesù è Mt 2,23: (andò ad abitare in una città chiamata Nazareth, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: "Sarà chiamato Nazareno"). Però questa frase non si trova in nessun testo profetico.
Nell'originale greco del vangelo di Matteo troviamo Nazoraios, un vocabolo che può rimandare al termine "nazireo", cioè "consacrato a Dio", come Sansone (Gdc 16,17) o come il Battista (Lc 1,15).
Altra probabile assonanza del termine Nazoraios può essere "nezer", cioè "germoglio", "virgulto", come riferisce il profeta Isaia a proposito dell'Emmanuele: «Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, (il padre di Davide) un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore» (Is 11,1-2).
Nazareth non è menzionata da AT né dallo storico Giuseppe Flavio né dal Talmud (raccolta di insegnamenti orali sulla Torah).
Solo nel NT troviamo ben 13 citazioni: 3 volte in Mt – 1in Mc - 5 in Lc – 2 in Gv – 2 volte in At. Ovviamente anche il termine Nazareno, riferito a Gesù, lo ritroviamo solo nel NT ripetuto per 17 volte.
Possiamo concludere che Nazareth, non avendo riferimenti nell'AT ed essendo riportata da tutti e 4 Evangelisti, è da considerare un dato storico, altrimenti non avrebbe avuto senso inventarlo.
LA VITA NASCOSTA DI GESU' A NAZARETH
L'evangelista Luca, dopo il racconto della nascita, del battesimo con l'elencazione della genealogia risalente fino a Dio, dopo l'esperienza del deserto con la triplice tentazione del diavolo, ci rammenta l'umanità di Gesù vissuta concretamente a Nazareth: "Si recò a Nazareth dove era stato allevato ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere". (4,16)
Queste semplici parole racchiudono la vita nascosta a Nazareth durata circa 30 anni rispetto ai circa 3 anni del suo ministero pubblico.
I Vangeli ci dicono poco di questo periodo, solo accenni indiretti, il più delle volte disseminati qua e là. Abbiamo estrapolato dalle Sacre Scritture almeno i passi principali che ci parlano della incarnazione del Figlio di Dio e della sua presenza, come vero uomo, nella storia umana:
la sua venuta sulla terra
Gal 4,4-5"quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli."
Gv 1,1-18"il Verbo si è fatto carne"
Eb 2,17- "doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo"
Eb 4,15"è stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato."
La crescita umana e spirituale
Lc 2,39-40"Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui".
Lc 2,51-52"Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini."
I parenti di Gesù
Mc 3,31-32"Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano".
Il lavoro di carpentiere e l'apprendistato nella bottega di Giuseppe
Mc 6,1-6"Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?".
Mt 13,53-58 – "Non è egli forse il figlio del carpentiere?"
Gv 5,19-20"il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa".
La vita religiosa di Gesù
Lc 4,16-21 – nella sinagoga di Nazareth
Mc 12,28-34"Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?".


L'ICONA DI NAZARETH
Dai passi sopra ricordati possiamo intravedere, quasi come in un film, qualcosa del mistero della vita di Gesù a Nazareth. Essa è stata il tempo della formazione umana e della preparazione al suo ministero pubblico, come possiamo immaginare:
  1. Nazareth come tempo della formazione umana – Gesù cresceva in sapienza (arte del vivere), età e grazia davanti a Dio e agli uomini. La fatica di crescere, la pazienza di imparare, la fatica di vivere! Impera la lezione umanizzante del lavoro come apprendista carpentiere presso la bottega del padre Giuseppe. C'è poi tutta la rete umanizzante dei rapporti parentali e amicali, dei rapporti affettivi. Soprattutto l'influsso sulla sua formazione umana di sua madre Maria e del suo abbà Giuseppe.
  2. Nazareth come tempo della formazione culturale – Gesù ha imparato a leggere e scrivere sui testi sacri; ha compiuto gli studi di base presso la scuola della sinagoga ma non ha fatto gli studi superiori presso un rabbino. Tuttavia, pur non essendo colto in senso scolastico, Gesù è stato culturalmente creativo. Grande spirito di osservazione, la contemplazione della vita quotidiana e della natura a Nazareth diventerà linguaggio e metafora per esprimere il mistero del regno di Dio durante il suo ministero pubblico. Questo, inoltre, gli permetterà di incontrare gli interlocutori sul terreno delle esperienze del loro vissuto quotidiano in cui ha l'abilità di inserire i suoi insegnamenti.
  3. Nazareth come tempo della formazione spirituale di Gesù – della presa di coscienza del suo rapporto unico con il Padre:
  • Attraverso le preghiere che i genitori insegnavano ad ogni ragazzo ebreo
  • Attraverso la frequentazione della sinagoga, il sabato, dove veniva iniziato all'ascolto della Parola di Dio
  • Attraverso al partecipazione alle feste ebraiche e ai pellegrinaggi a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Proprio durante questa festa, a dodici anni, (Lc 2,41-50) Gesù prende coscienza della esclusività del suo rapporto con il Padre e della radicalità della sua obbedienza di Figlio di fronte al Padre.
  1. Nazareth
    come tempo di preparazione al ministero pubblico – senza Nazareth, senza la Galilea, non si può comprendere il ministero pubblico di Gesù.
Come dice S. Ignazio di Loyola, Gesù è passato attraverso 2 stati di vita:
1 – inserimento nel mondo vissuto a Nazareth fino a 30 anni;
2 – lasciare Nazareth per annunciare il regno di Dio: stato di speciale consacrazione con lo stacco dei legami naturali familiari.
Dunque, innamorarsi di Nazareth è innamorarsi del tempo di stare nel mondo, delle cose ordinarie della vita per renderle straordinarie, per imparare e per conoscere se stessi come persone e per poter rispondere alla vocazione che ciascuno riceve: vocazione al matrimonio e alla famiglia, vocazione alla consacrazione a Dio attraverso la cura dei fratelli o la dedizione alla preghiera.
Tutto matura nella Nazareth della nostra vita. Siamo quindi chiamati a vivere con attenzione la nostra vita quotidiana, perché è proprio lì, nelle cose semplici che Dio ci parla. È nel cuore della nostra famiglia che dobbiamo anche coltivare la Nazareth per i nostri figli. Perché tutti, per strade diverse siamo chiamati ad una sola meta: la santità. Santità che possiamo definire in modo semplice come perfezione dell'amore.

Dal discorso di Papa Paolo VI tenuto a Nazareth, 5 gennaio 1964

La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare.
Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo.
Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo.
Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazareth! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine! Ma noi non siamo che di passaggio e ci è necessario deporre il desiderio di continuare a conoscere, in questa casa, la mai compiuta formazione all'intelligenza del Vangelo. Tuttavia non lasceremo questo luogo senza aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi ammonimenti dalla casa di Nazareth.
In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazareth, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l'interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto.
Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazareth ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com'è dolce ed insostituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell'ordine sociale. Infine impariamo la lezione del lavoro. Oh! dimora di Nazareth, casa del Figlio del falegname!
Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine; qui infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano, cioè Cristo nostro Signore.